32 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MAUSIGLI Passai a Venezia ed intavolai il negoziato per il mezzo di due savi grandi, Giovanni Morosini procuratore, che fu bailo, e Pietro Valier, che fecero passare tutto agli inquisitori di stato, con i quali trattai. Ed avanzatosi il negozio a gran passo, si ridusse a segno che fu portato in pieno senato; il quale, per vederne il fine con più sollecitudine, mi obbligò a spedire un corriere, venendomi a trovare quei savi al mio letto, dove stavo afflitto da vigorosa febbre. E benché ne fossi renitente, ad ogni modo dovetti obbedire, temendo che il dar tempo a’ nemici di operare a danno di tanto bene non avesse pregiudicato ; già che la materia trattata nel pieno senato si era pubblicata e che colla posta ordinaria ogniuno avrebbe scritto a Roma. Si spedì il corriero colle lettere dirette al Cardinal De Luca, il quale negò d’avermi mai data la commessione di ciò, facendomi reo appresso di sua santità e di tutta la corte di Roma; onde diede motivo in Venezia, a quelli che avevan passione di questo fine, di salire anche in arringa in pubblico senato contra la mia persona, acciocché fossi stato arrestato. Ma altri che sapevano la mia innocenza, con aver vedute le lettere del-l’istesso cardinale (che si vedono in lib.... pag... .), fecero la mia difesa. Si tentarono più strade per rimettere in piede il negozio. Passai a Milano al senatore Erba, nipote uterino di sua santità, e mi abboccai con monsignor Airoldi, che dalla sua nunziatura di Venezia s’era devuto ritirare alla sua casa privata. Si ricercarono più maniere di riattaccare con Roma il trattato, e l’uno e l’altro conobbero che il cardinale aveva commessa un’azione assai nera e che questa risoluzione d’intavolare il negozio fosse stata da se stesso e senza saputa del papa. Questo soggiorno in Milano m’introdusse alla conoscenza del conte Melgara, governatore di quello stato, che passò meco una parzialissima dimostrazione d’affetto. Indi, preso il viaggio per Torino e corso a veder Pinarolo, fui introdotto dal nunzio, monsignor Mosti, a baciar le mani a sua altezza madre, allora reggente e che preparava il figlio duca al viaggio di Portogallo, donde già erano giunti gli ambasciatori e corte per riceverlo.