l’ARTE QUARTA 187 il padre Boli gesuita, e che ebbe per risposta essere noi pronti a dare ogni soddisfazione al signor maresciallo, quando avesse mostrato in che avevamo mancato; anzi che noi eravamo gli offesi da lui, che in faccia del mondo ci aveva fatti debitori di una sfortunata campagna come fu la passata, avendo nelle mani li testimonii tutti contrari al di lui asserto; e che, se per il servizio di sua maestà era stata necessaria quella contro-marcia, avrebbe potuto lasciare questo pretesto gravante per noi, che, salvo il nostro riguardo, mai avevamo avuto intenzione di sindicare la di lui condotta, solamente subordinata a sua maestà cesarea. Questa mediazione durò molti giorni, come non meno la persistenza del maresciallo di non volere partire, che si premeva da sua maestà; in considerazione della quale ambi li facessimo un complimento di darli il buon viaggio ed assicurarlo del desiderio vivo d’avere la di lui grazia, con l’obbligarsi di rispondere che ci aveva conosciuti ambi sempre per soldati che aveano fatto il loro dovere in tutte le occasioni. Durante l’inverno l’elettore di Sassonia continuò sempre meco in una somma confidenza, volendo, fra le altre cose, che io l’assistessi a persuadere al conte Ghinschi, che li dasse la soddisfazione di potere seco condurre in campagna il di lui maresciallo Sonig, dalla corte cesarea creduto di poca fede e che nella guerra dell’imperio era stato nemico atroce del maresciallo Caprara; bene avvedendomi che si figurava l’elettore, che, per fare cosa disgrata al Caprara, avrei tentato gli ultimi sforzi per tirare il conte Ghinschi a cessare dalla contrarietà contro la venuta del medesimo Soning. La passione del servizio dell’imperadore, che non era di mai assistere questa venuta del maresciallo Soning in Ungheria, prevalse sempre in me, che assicurai sua altezza non essere possibile. E replicandomi li tentativi, pregai il conte Ghinschi di darmi l’autorità in di lui nome di potere più solidamente levarlo da questa speranza; e ne fui consolato col positivo ordine di dire a sua altezza elettorale, che più tosto sua maestà avrebbe lasciato ritornare le truppe ausiliarie di Sassonia nel loro paese, che permettere la venuta del Soning. Da questa risoluta risposta comprese che non vi era più da sperare in tal tentativo, pi-