180 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI Anno 1695. Fu esaltato al trono ottomano sultano Mustafà, figlio primogenito di sultano Maumet IV, che nell’anno 1680 fra il sommo delle felicità e delizie conobbi a Costantinopoli, e fratello primogenito di Sultano et Ibraim, che ambi ascesero al trono: quello per la deposizione di sultano Maumetto, principe d’aspetto bellissimo, che pure vidi l’anno 1692 in Andrinopoli, dove pochi giorni dopo morse d’idropisia, succedendoli il fratello Ibraim, d’aspetto torbido, che pure in Andrinopoli nel medesimo anno nel mese d’agosto vidi. Et ambi furono principi di poco conto, per essere sempre stati nudriti in una continuata carcere che li privò d’ogni idea et educazione. E di morte naturale Ibraim lasciando colla vita il trono, il di lui nipote, sultano Mustafà, ebbe per successore, con acclamazione della milizia e popolo, che speravano nel vigore della di lui età rimettere le correnti disgrazie che tribolavano l’imperio. Questo principe, benché trovasse l’imperio tutto sconvolto, senza esercito condecente, anche contro il consiglio de’ di lui primi ministri e preghiere della madre, volle portarsi in campagna in ogni forma: risoluzione che causò nel governo ottomano motivo di fare maggiori sforzi; che anche dalla corte cesarea si prevedevano et attendevano, risolvendosi a cercare il soccorso delle truppe dell’elettore di Sassonia, con un particolare trattato, che in sé conchiudeva l’articolo : che il medemo elettore dovesse avere il supremo comando dell’ esercito cesareo; al quale unì la corte il maresciallo Caprara, che di poca buona voglia intraprendeva quello stato di subordinato ad un giovine principe. L’elettore di Sassonia per tempo si rese alla corte di Vienna, pigliandosi più divertimenti, che erano misti sempre di negoziati, che cercavano il di lui vantaggio. La mia qualità di uffi-ziale, che doveva ubbidirlo nella prossima campagna, m’insinuò di coltivarlo, quando lui, persuaso che fossi di questa guerra pratico e ben veduto particolarmente dal conte Ghinsehi, che aveva il credito di primo ministro nella corte, cercò di entrare per mano terza nella mia particolare conoscenza, insinuandomi