158
AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI
trama ch’ordita avea contra il medesimo, secondo in Belgrado mi confidò.
   Comunque però fosse, certo è che, dalle finte promesse della Porta ingannato, entrò tutto gonfio d’ambizione in Adriano-poli e tutto glorioso nel serraglio del gran vesiro. E portatosi, come ivi è l’uso, alla camera del chiaia, lo ricevette questi con dimostrazione di tal cordialità e stima in nome del gran vesiro, che li fece credere di esser già quel primo ministro intalentato di non volersi nella futura campagna partir un punto da’ suoi consigli, anzi d’averlo, a guisa d’un caro ed amato fratello e .compagno, sempre seco.
   Credendo il buon Kiemances a queste mascherate espressioni, diventò pregno di quante speranze concepir possa un animo altero. Ma non andò guari che, bevuto con il solito profumo caffè, tabacco e sorbetto, ne fece infelicissimo aborto; poiché il chiaia, chiamato il chiaus Bassy con altri suoi subalterni, gli ordinò in nome del gran vesiro di legar subito quel cane, traditor della fede mahomettana e del sultano (questi titoli appunto li diede), e lo fece poi così condurre alla porta di mezzo dell’imperial serraglio ; ch’è la carcere, in cui devono li pascià esser giustiziati. E permise che per tutto quel tratto di strada fusse con pugni e con altre villanie malmenato; il che dalla sua corte veduto, si diede la medesima subito alla fuga.
   Spirato il terzo giorno della sua dura prigionia e dopo d’avere sofferto i tormenti, che li diedero per farli confessar s’ aveva danaio, fu strangolato e miseramente gettato nel fango avanti l’imperiai serraglio ; acciocché avesse tutto il popolo imparato a temere.
   Poche ore dopo la sua morte, un ebreo che tenevo salariato, acciocché nel comprare per me li viveri servisse il mio cuoco d’interprete, mi portò una piccola pelliccia di zibellini da vendere, e quella appunto che il pascià medesimo trovavasi addosso quando fu strangolato. Il poco intervallo di tempo, che tra la morte di quel meschino e la mostra di questa pelliccia era passato, non mi fece aver alcun sospetto. Nella pubblica tavola poi dell’ambasciadore, con deriso di tutti li commensali, seppi che l’ebreo predetto era stato il primo carnefice della Porta, già