10 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI naie di Cattaro, alla vista di Castelnuovo, posseduto allora da’ turchi; e nel porto delle Eose approdando, dopo un brieve riposo che prendessimo sul lido, ci avanzammo a Budua, costeggiando le spiaggie dell’Albania. Indi traversato il golfo di Ludrin, buttassimo l’ancore nell’ isola d’Ossop, dove visitai una chiesa di un rito greco, che con più superstizioni adorava un’imagine. Di lì, con piene vele e con bandiere ¿spiegate, ci portassimo verso la fortezza di Corfù, fuori della quale trovavasi tutta l’armata veneta, che, dando mano ad ogni pompa per ricevere il bailo, ci salutò con sparo triplicato di cannone, con strisce di fuoco e grida marinaresche; indi da sè spiccò tutti i capi che, venendo ad incontrarlo, con molta officiosità lo condussero in porto, dando a tutti noi quartiere per alcuni giorni in un pubblico palagio, che molto ci sollevò dall’oppressioni di quei gran caldi. Ivi coll’assistenza del cavalier Verneda, generale in-gegniere della serenissima repubblica, visitai tutte quelle vaglie fortificazioni che, fra la rocca o viva pietra solo a forza di polvere spezzata, si erigevano, demolendosi il dannoso colle d’Abraam. Così, passato quell’ozio, venne il tempo di seguitar il viaggio e perciò, cambiate le galee con due bellissime navi da guerra, delle quali era ammiraglio Alessandro Buoni, ben fornite d’artiglieria, passammo alla Cefalonia; in cui volli vedere tutto quel bellissimo territorio, pieno d’erbe finissime e di semplici preziosi, oltre alle deliziose vigne de’ moscati e d’uve rapprese o spessate. Veleggiassimo poi verso il Zante ed in esso considerai la fortezza su d’un monte situata; trovando, col camminar che feci per l’isola, un fonte da cui scaturisce bitume in modo che rappresentai alla regina di Svezia, in una dissertazione già stampata, scrittale del Bosforo Tracio. Indi con felice vento lasciato alla sinistra il regno della Morea e giunti in faccia dell’isola di Zerigo nell’acque della Sapienza, vedemmo vele de’ corsari barbareschi, che obbligarono ambedue le navi a prepararsi alla pugna, non sortita per la loro viltà t'he li stimulò alla fuga.