PARTE SECONDA 87 mi rispose ch’avea voluto ancora premiare il sangue da me sparso in quelle guerre. In un’altra udienza, per aver conosciuto il genio di quel pontefice, li portai un progetto dimostrativo dell’assedio di Belgrado, insinuandomi così alla richiesta di qualche danaio in aiuto dell’armi cristiane; il quale non negandomi, neanche me’l promesse. Contuttociò ne formai quella buona speranza che sortì poco dopo un buon fine coll’assegnazione di centomila scudi romani. Non mi mancarono in questo negoziato molti cardinali amici e consiglieri, e particolarmente Azzolini, Casanatta, Chigi e Pio protettori dell’imperio; ma sopra tutti monsignor Casoni, segretario di cifra, che godeva la confidenza ed il maggior favore di sua santità. L’ambasciador di Spagna parimente, allora marchese di Cucugliudo, non lasciò di darmi ogni contrassegno di affetto. Don Livio Odeskalki altresì, che vivea lontano da ogni pubblico negozio, mi usò molte finezze d’affetto in regali ed in cortesi espressioni. Indi mi confidò il desiderio ch’avea di acquistarsi qualche stato nelli regni di sua maestà cesarea, per unire all’ossequio del suo genio verso cesare il legame di vassallo; ma non lasciò di raccomandarmene il silenzio, sì per riguardo del pontefice suo zio, come per non rendersi scopo dell’odio francese. Seguì poi dicendomi d’aver in pronto a questo effetto una buona quantità di danaio, ed acciocché io portassi avanti il suo disegno, me ne diede le istruzioni e la carta di procura, in cui meco nominava il Cardinal Kolonitz ed il padre Edera gesuita. Avuta in ultimo la terza udienza da sua santità, contento dell’ottenuto soccorso, partii da Roma; e dopo di aver dimorato due giorni in patria, mi resi a’ piedi di sua maestà cesarea che, restata soddisfatta della mia condotta e del frutto riportato dal pontefice, mi trattenne in lunghi discorsi e volle informarsi della salute e de’ sentimenti di sua santità. Era intanto vicina la mossa degli eserciti per la campagna dell’anno 1688; e mentre io stavo preparandomi per seguitare ri duca di Ldrena, da grave malattia riavutosi, fui di nuovo sul