150 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI desiderata soddisfazione, come nel prossimo congresso da stabilirsi sulle frontiere si sarebbe positivamente dibattuto. Indi soggiunse che in pochi giorni si sarebbe mosso verso Belgrado, per avvicinarsi al principe Luigi, e che desiderava l’accompagnamento d’ambedue gli ambasciadori, e che non dubitava che sua maestà cesarea avrebbe ordinato alli polacchi ed alli veneziani che avessero mandati li loro plenipotenziari con le necessarie credenziali. Così egli espressosi, fu da noi stimato convenevole, non solo per concertare il predetto congresso con ogni ordine e brevità, ma anche per far sapere il tenor di quella conferenza con le positive espressioni fattesi dal muftì e cadiliskieri al principe Luigi, che io mi ponessi di nuovo in strada verso il campo cesareo. E fatto consapevole il vesir di questa risoluzione, mi fece dar subito tutti li necessari ricapiti, sì di chiaussi come d’ogni altra cosa che m’era d’uopo. Gli ambasciadori anch’eglino mi diedero lettere. Onde, così spedito e bene istrutto di quanto saper mi bisognava, m’accinsi sulla posta al viaggio per la Wallachia e Transilvania: strada, sebbene pili lunga, nulladimanco più sicura e comoda. Per la via dunque di Carnabat, a traverso del monte Emo, entrai nella Bulgaria e per questa camminai sino al Danubio, che fu a Rusgik; e lo traversai a Giorzt, dove posi il primo piede in Wallachia, e mi resi a Bucarest, sua metropoli. E benché ivi non fosse il principe, contuttociò affrettai la mia spedizione; che da que’ ministri, sotto pretesto di non saper che cosa contenessero gli ordini della Porta, non mi si volea concedere. Ma di questo mio sollecito arrivo fatto consapevole, tosto a Bucarest il principe si rese. Ed avendomi mandato a prendere da un gran numero di milizia, ufficiali e servidori di corte, con gran pompa e cortesia mi ricevette in un bel gabinetto; le di cui porte fatte chiudere, cominciò a dimandarmi delle mutazioni della Porta, degli effetti della gran vittoria de’ cesarei e delle disposizioni de’ turchi per la pace. Indi si scusò meco del fattosi da lui contra la Transilvania, anzi rimostrossi di qualche merito appresso cesare, per la nemicizia ch’allora al Tekly provar faceva, e volle persuadermi d’essere