148 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI e postosi a mangiar meco ed interrogato delle novità dell’eser* cito, o nulla rispondeva o, se poco, si contraddiceva. Onde tanto il mastro della posta, uomo assai savio e ch’era stato capitano d’una compagina di giannizzeri, quanto io prendessimo giusto motivo d’immaginarci quel funesto accidente che a’ turchi era già occorso. Non ancora terminato il pranso, volle il corriere partir per Adrianopoli. Ed io, col mastro medesimo di posta sulla mensa restato, dissi, come altresì ancor egli lo credea, che qualche sconfìtta doveano aver avuta gli ottomani; ed impaziente di continuar la mia strada verso Belgrado, rimontai con sollecitudine la posta e passai a Catar Bazargik, ed indi a Sofìa; dove, dalla sera sopraggiunto, volli riposarmi e dar tempo a qualche chiara notizia, ch’appunto sulla mezzanotte mi capitò coll’ arrivo d’un grand’ ufficiale del serraglio. Il quale, dal nuovo sultano essendo stato spedito al gran vesir all’esercito, non avea potuto passar Nissa, sì per la confusione del popolo come delle reliquie fuggitive dell’armata. Giunto dunque quest’ufficiale nella stessa camera, dov’io fìngevo di dormire, chiamò a sè il mio chiaus e li domandò chi ero e dove andavo. Indi li fece il racconto della rotta degli ottomani, con la morte del gran vesir, ed anche del principe Luigi di Baden. Con quanta consolazione sentissi quella novità, chi fu mai d’un gran principe fedel servidore può immaginarselo. Mi turbava però alquanto l’animo l’aver anche sentito ch’era morto il principe di Baden, benché ciò credessi una bugia turchesca. Mi venne poi a svegliare il chiaus e, supponendo che nulla avessi inteso, mi diede queste notizie; ond’io subito mi vestii ed andai a sedermi vicino al predetto ufficiale, il quale con ogni civiltà mi accolse e mi confermò la morte del gran vesir, domandandomi se credevo che avessero fatta più pace gli imperiali. Ed io risposi che la moderazione de’ cristiani si facea conoscere anche nelle vittorie e che il mio re d’Inghilterra non avrebbe negletto, come buon amico della Porta, di persuaderla sempre più efficacemente all‘imperadore. Indi mi richiese qual