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AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI
   Diedi conto di tutto questo discorso al conte Ghinsclii, che con quella attenzione esigeva la materia intese il tutto e m’approvò nella condotta tenuta in simile discorso con l’elettore. Mi commise di rispondergli, che non s’ingannava di crederlo suo servidore, però sempre in tutto quello eh’ era compatibile col servizio di sua maestà cesarea, e che non dubitava che si sarebbe segnalato con meriti particolari nella corrente guerra d’Ungheria e che lui in tutto gli avrebbe data la mano. Che l’esibizione di fornire gli arsenali cesarei di cannoni ed armi era superflua, giacché questi di tutto erano ben forniti; che per l’aumento di 5.000 uomini alle di lui truppe, conveniva di prima esaminare, se l’intrattenimento ne’ stati cesarei fosse stato possibile. Per l’idea di ottenere un contraccambio di queste esibizioni fu alterato, vedendo che ognuno di questi principi aiutavano a cesare non solo per il merito de’ trattati avvantaggiosi allora che si stipulavano, ma che sempre tenevano nascoste pretensioni di maggior momento delle stipolate; e che era un cattivo stato di sua maestà il dovere sempre intendere che ognuno
lo	vorrebbe spogliare di quello che possiede, certamente per cercare remote conquiste; e che lui lasciarebbe una bella memoria di sé, d’avere, come cancelliere di Boemia, proposto a sua maestà di smembrare dalla Slesia stati, dopo che quella provincia con ogni puntualità durante una così lunga guerra aveva somministrati tanti aiuti. E m’impose di dire a sua altezza elettorale : che si contentasse di desistere da questi pensieri, forsi consigliatili da gente che desiderarebbe mettere in campo cose che raffreddassero la cominciata confidenza di sua maestà cesarea con lui, e che lo supplicava di crederlo, come disse, tutto portato per le di lui giuste soddisfazioni, compatibilmente col servizio dell’augustissimo padrone, al quale sempre sarebbero stati a cuore li di lui servizii, per ricompensarli in una od altra congiuntura che gli affari del mondo avesse potuto somministrare.
   La mia risposta all’elettore fu dentro di questi limiti, sempre accompagnata da espressioni di tutto rispetto e rimostranze che punto non l’avessero alterato; che fu da lui intesa col stabilire che il conte Gliinschi era un sodo ministro, zelante per il suo padrone, incorrottibile per denaro, che volontieri si sa-