PARTE SECONDA 105 perchè con quell’uomo non m’era mai occorsa cosa alcuna, nè con lui mero in alcuno affare intrigato. Li feci però dire che, se la sua salute non dipendea se non dal mio perdono, che ne dovesse stare pur sicuro, anzi che non ini sarei scordato dell’anima sua. Morto ch’egli fu, parlossi molto nell’esercito di tal atto meco praticato e, perchè la curiosità stimolò molti a penetrare la causa, fu detto ch’egli era stato l’autore di quella lettera, per cui m’afflisse il marchese di Baden. Gli amici però del defunto, nell’udire tali discorsi e che pubblicamente attri-buivasi a lui una tanta falsità, denunciarono subito chi scrisse la lettera medesima e chi la comandò, con tutte l’altre circostanze che l’accompagnarono. E tutto ciò arrivato all’orecchio di sua maestà cesarea, per ogni altro mezzo che del mio ricorso, 10 stesso supplicai la sua clemenza di quel perdono a’ miei nemici, che fu loro con la dissimulazione concesso. Preso Belgrado, vidi l’ultima costernazione de’ turchi ed 11 sicuro stabilimento delle conquiste fatte in Ungaria dal-l’armi cesaree, con l’adito aperto alla Servia, al resto dell’Un-garia medesima ed alla Tracia stessa. Ma l’infermità del duca di Lorena rattenne il volo a sì bella sorte; perchè, seguita l’espugnazione di quella piazza alli 30 d’agosto, siccome nulla si fece nel settembre e nell’ottobre, perdendosi tanto l’amenità della stagione quanto l’occasione delle vittorie che ci dava lo spavento de’ turchi, così tosto trionfante volò l’elettore a Vienna e tutti li generali, ricchi di bottino, alle loro case, quasi che altro non restasse da conquistarsi nel paese ottomano. Mandò in quel tempo la Porta due inviati alla corte cesarea, per darle parte dell’innalzamento al trono di Costantinopoli di un fratello del deposto Mehmet IV, ma in realtà per implorar la pace; mentre tutto sossopra era quell’imperio, sì per i progressi dell’armi cristiane come per le civili turbolenze, fomentate vigorosamente da Jeghin pascià. Il quale, essendo stato capo de’ ribelli nell’Asia, dove spopolò molto paese, non solamente poi da Mehmet suddetto ebbe un pieno perdono della sua fellonia, ma «anche fu fatto capitano di quell’esercito battuto a Ciclos ed ebbe nell’anno medesimo il comando di seraschiere. Così quest’uomo, per rimostrarsi grato a tanto suo benefattore,