82 AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGI.I no, posto sul Tibisco. E perchè alcuno di questa marcia non era informato, sì per abbreviarla come per aver comodità di legna in tali deserti rarissime, commesse a me di cercarne tutte le possibili notizie, come seguì non senza gran fatiga, mentre quei contorni si trovavano tutti spopolati e privi d’uomini capaci di servir di scorta ad uu tanto esercito. L’ esercito pigliò breve riposo a Seghedino e, trovando nuovi rinfreschi di viveri, sempre fra deserti, lungo le paludi del Tibisco ascese a Zolnoch; il di cui ponte servendo di passo sul Tibisco, di nuovo per deserti, sino alla vicinanza di Debrezzin, s’inoltrò a terreni abitati e culti. Ivi il duca tenne più conferenze, per risolvere il modo di entrar alla Tran sii vania ; ed essendo stati diversi li pareri, risolvette di pigliar la strada di Samlio e Clausenburg. Avvicinatosi ad una piccola marcia al castello di Samlio suddetto, ch’era il primo luogo munito di milizia transilvana, mi distaccò con alcuni scelti comandanti, affinchè riconoscessi la sua situazione ed il suo forte; e trovando aperto l’adito, per approssimarmici senza veruna resistenza, m’avanzai sin sotto il muro. Era ivi comandante un genovese, ed invece di farmi ostilità, mandommi vino, formaggio ed altri rinfreschi; e desiderando di parlar meco, gliel’accordai sull’estremità del ponte del castello. In cui portandosi cominciò a gridare che ben vedeva ch’io ero comandato a riconoscere la sua fortezza, la quale (disse in lingua transilvana) volea difendere insino all’ultimo spirito, ma in lingua italiana e sotto voce mi disse poi : « Che dite di questo mio gran Samlio? Non è una piazza da beversi dall’esercito cesareo come un ovo fresco? ». E ridendo e bevendo un prezioso vino, pregommi ad assicurar sua altezza della continuazione del suo antico ossequio verso la maestà cesarea, e che, se avea l’ordine dal principe della Transilvania di difendersi, non avea forze per resistere a sì grand’armata, come già l’avea rappresentato agli stessi stati di quella provincia, e che perciò aspettava tre ambasciadori transilvani, diretti a sua altezza, per li quali non dubitava d’aver ordine d’ammettere guarnigione alemanna, e che quando anche li fosse stata comandata la difesa, conoscendone l’impossibilità (com’io stesso ve-