PARTE SECONDA 127 tisi perciò più arteiìci dall’artiglieria, con opportuni strumenti per rompere in pezzi li cannoni (giacché era impossibile di condurli ad una simile ritirata), mi furono date guide con 500 bravi ussari; ed indi senza indugio alla marcia di Cronstat mi accinsi. Avanzatomi di fretta ad una selva, per tentare, prima che il giorno spuntasse, o il guado o il nuoto del fiume Alluta, fui abbandonato dalle guide che, per timore d’incontrarsi col nemico, si diero alla fuga. Di quella selva perciò uscito ed approssimatomi ad un villaggio, in un fondo situato, feci riposar li cavalli e distaccare alcuni ussari, acciocché da quell’abitazione una buona guida condotta m’avessero. Ciò eseguitosi, mi vidi recare il predicante di quel paese, il quale fatto legare ed interrogato delle strade per passare il fiume Alluta, non solamente mi promesse le necessarie notizie, ma anche mi disse darsi pronta un’occasione di prendere 50 ribelli, seguaci del Tekly, che in quel villaggio pernottavano. Io desideroso di far prigione qualcuno di essi, disposi la mia ussara milizia in buon ordine e, del villaggio impossessatomi, feci attaccar quella casa dove stavano; ma essi, ch’erano nelli fuochi, appena ci videro avvicinare che, buttate le armi, si diedero tutti alla fuga, eccetto alcuni che si resero prigioni. In quel mentre, uscito di letto in camicia, un certo Tiscer mi venne all’incontro e, gridando che lasciassi quella ostilità come contra la pubblica fede, mi disse di esser egli il sargente maggiore del reggimento Rabuttino, che pagato il suo riscatto era da que’ ribelli alla libertà riportato. Ciò inteso, feci ritirar subito la mia gente. Indi dal Tiscer medesimo ricercato dove andavo, risposi: «A trovar fortuna». Egli mi replicò, interrogandomi di quanto ero forte. Soggiunsi: «Di 3.000 cavalli». Seguì egli: «Guardate al fatto vostro, perchè dietro quel colle è tutto il campo del Tekly con wallachi, moldavi e tartari ». Mostrando io di ciò disprezzo, nella sua persona ripresi tutti, perchè non avessero tenute le guardie, secondo l’uso, fra due eserciti, potendosi ben credere che continuamente fossero sulle strade le partite, e che sarebbe