PARTE SECONDA 73 di Neoburgo, gran mastro teutonico, ch’era maresciallo tenente, di mettere, in quello stato ch’esser dovea fatto, l’assalto alla bassa città, non vi fu travaglio che in quella notte non impiegassi per renderlo contento e per dargli quella gloria che bramava, facendoli condurre la trincea insino al piede della muraglia. Ed essendo stato necessario che nel giorno riconoscessi lo spazio che restava fra il muro e la trincea per benefìzio dell’assalto, fui colpito da una moschettata nel braccio destro, che mi ruppe l’osso affatto, non lasciandomi altra connessione nelle parti che quella della carne. Ma la robustezza della mia natura e la diligenza de’ più squisiti chirurgi del campo mi rese, in termine di 13 giorni, in stato di poter almen servire con la testa ; giacché il duca in ogni evento e giornale disposizione volea sentire, o in scritto o per relazione di esperto soggetto, il mio parere, come in più mie scritture apparisce. (V. scrittura de’ miei pareri, durante 1’assedio di Buda). La prorogazione del fine dell’assedio durò tanto che, benché debole, contuttociò potei esser in piè per passare alle montagne a vedere il proseguimento del nostro attacco imperiale; in cui avevo quella passione, ch’era giusto, alla volontà di Dio e del padrone, ed alla gloria del duca, ed a qualche mia particolar consolazione ed interesse. Spedito il conte di Stratman, gran cancelliere, da sua maestà cesarea, affinché col suo credito esortasse non meno il duca che Pelettor di Baviera a venir alla fine di quell’assedio con vigorose risoluzioni, fui da lui chiamato nella tenda del generale conte Rabatta, dove alloggiava ; ed essendo stata quella la prima volta che con lui parlai, dovetti dargli il mio parere per l’assalto, sul punto se fosse meglio o il differirlo o subito eseguirlo. Su questo dissi che le breccie mai sarebbono state megliori, ancorché si fosse tardato quindici giorni, e che il nostro esercito sempre più diminuiva e che il gran vesiro già con tutto l’esercito ottomano era alla nosti'a presenza, con ia probabilità ch’avrebbe cercato, col benefizio del tempo, di tentare gli ultimi sforzi. Questa mia franca risposta, che secondava il suo genio, li fu tanto grata, che da quel punto incominciò a concepirmi tal affetto, che molto devo a lui della mia fortuna.