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AUTOBIOGRAFIA DI L. F. MARSIGLI
potuto ben succedere quello che insin’allora per miracolo di Dio non era successo.
   Pigliando poi a gran passi dal villaggio la marcia, per quanto potevo esser veduto da’ ribelli, verso il campo cesareo, con l’assistenza della tolta guida, giunsi ad una valle; ed indi guadagnato quel colle, dietro a cui stava il Tekly, trovai una quantità di fuochi. Ed esaminato bene il sito del paese, l’accampamento del nemico e qual marcia dovea prendere, e considerato altresì quello ch’avrebbe potuto far la nostra cavalleria, conobbi che il principe Luigi o potea battere il Tekly o pure obbligarlo ad uscir di Transilvania; e vedendo infallibile questo gran vantaggio agli interessi di cesare, scelsi dieci ben montati ussari e a briglia sciolta mi portai al campo de’ nostri, dopo d’aver ordinato all’altra gente, eh’ ivi lasciai, di cercar prigioni.
   Poco prima che il giorno spuntasse, giunsi al padiglione del principe Luigi, il quale appena la mia voce sentita, impaziente di udir qualche novità, mi fece approssimare al suo letto. Intesa la relazione dello stato del campo inimico e tutte quelle ragioni considerate ch’obbligato m’aveano a rendermi a sua altezza, per mostrarle o la sicura vittoria in una battaglia o l’espulsione del Tekly dalla Transilvania, e persuaso ancora dal disegno, che di tutto in carta li feci, richiamò subito il consiglio di guerra; il quale a pieno voto approvò quanto avevo rappresentato ed uniformossi al volere di sua altezza, che fu di marciare nell’istesso istante con tutta quella brava e scelta cavalleria, la di cui vanguardia, consistente in 200 dragoni, a me confidò.
   Avanzatisi con sollecitudine a quel luogo, nel quale la passata notte avevo veduto il campo inimico, ed avvisato il Tekly di questa nostra improvvisa comparsa, subito abbandonò il suo posto con tanta velocità che, da lontano noi scoprendo il polverio de’ suoi cavalli, sembrava che non marciasse, ma effettivamente fuggisse.
   Mi rinforzò sua altezza de’ miei primi 500 scelti ussari e mi ordinò di incalzare a trotto il nemico, ma non tanto che non avessi poi potuto ritirarmi all’esercito. Fu da me questo co-