180 duto d’ un coro religioso di dentro, e che a mezzo del duetto si ripete, con massimo effetto. A compiere le bellezze di questo musicale poema s’ aggiungono due grandiosi finali : il primo, forse perchè d’ un intreccio di parti troppo involuto e difficile, e per avventura non in tutta la sua perfezione eseguito, non fu nè la prima, nè la seconda sera interamente inteso e gustato ; al che io credo poco non abbia contribuito l’estrema confusion del libretto, che fu del tutto scomposto, e una cosa dice il verso, un’ altra ne canta l’attore, onde, per cercar la parola, si perde talora la nota. Il secondo, composto con meno astruso artifizio, e di più limpido e chiaro concetto, è tutto una gemma, cosi per la espressiva proposta del baritono, cantata con ogni dolcezza dall’ AlUighìeri, come per la variata e fiorita imitazione di tutte le parti, che poi si compila in una stretta vivace e brillante, che tolse tutti i suffragii. Per quanto altri si può ricordare, dopo tanta distanza di tempo, 1’ opera non ebbe alla sua prima comparsa alla Fenice grandi accoglienze. La Goggi non era troppo nelle grazie