145 XXXII. Teatro Gallo a San Benedetto. — I Capuleti e Montecchi (*). Ben aveva ragione chi disse che non ha altro di nuovo che il vecchio. La rappresentazione di sabato lo provava. Siamo alfine usciti da quel circolo magico, che la prepotenza dell’ ingegno del Verdi segnò intorno al teatro dell’ opera ; onde e’ pare che fuori del Ballo in maschera, del Rigoletto, del Trovatore, quando non sia la Traviata o il Nabucco, non v’ abbia altra musica al mondo, ed ella non sia più se non una perpetua vicenda, una tirannica roteazione di quegli spartiti, pellegrini, sublimi, volontieri il concediamo, come l’abbiamo ognor conceduto, ma che ornai stancarono tutti gli orecchi, si sanno a memoria, e caddero perfino nel dominio fatale degli organetti. Si volle ricorrere ad altre fonti del bello : alle pure e soavi melodie, a torto abbandonate, C) Gazzetta ilei 28 febbraio 1865 (martedì). XV. 10