102 cantò quella soave canzone, con cui entra in isceua, con assai garbo, e come prima non s’ era udita. La sua voce di baritono, quan tunque, se si voglia, leggiermente velata, è simpaticissima ; peccato ! che talora ei canti un po’ fra’ denti, il che nuoce alla voce medesima, e toglie alla bellezza del canto. La Pessima, che fu una così cara e garbata Rosina, non è diversa ne’ panni di Do-rotea. Ella ha grazia, disinvoltura, tutto l’estro comico, che domanda la parte ; e ne fe’ pruova in ispecie nell’ aria, sì originale e fantastica, del secoud’ atto, ove accenna alle arti, alle lusinghe, eh’ ella vuol porre in opera per trar ne’ suoi lacci quel povero Turco ; ed anche più nel duetto col buffo, quando cerca di adescare, sotto la maschera, il creduto AMallà, nel quale poi scopre il marito. I vezzi, le moine, eh’ ella adopera per allacciarlo, la collera alla quale trapassa, conosciuto il suo inganno, a’ rimproveri del marito, sono rappresentati colla più squisita verità e naturalezza. Dorotea è uno spiritoso e amabile personaggio. E quale in lei è 1’ azione, tale è il canto, come a dire perfetto. L’ opera è posta in iscena con conveniente