115 sola corda ; nel quale, dal diverso tocco delle dita, e dalla diversa posizione dell’ arco, e’ fa sorgere le corde che mancano. Questo sforzo dell’ arte non è nuovo, s’è altre volte sentito ; ma ciò che il fece veramente singolare, è il sublime artifizio con cui 1’ esimio sonatore rese la dolcezza del canto e le ardite fantasie delle variazioni, che 1’ accompagnano ; onde a ragione siffatto pezzo commosse a grande en*-tusiasmo il teatro, tanto che se ne richiese la replica ; invece della quale, il non meno gentile eh’ eccellente concertista sonò il famoso Carnovale di Venezia, del Paganini, con tale perfezione, tal grazia e tal brio, con tate superiorità di magistero, da parer cosa nuova. Gli applausi del teatro, affollatissimo, furono a ogni pezzo vivi, universali, incessanti, e, dopo lo spettacolo, seguirono il Sivori fino nell’ atrio. Ben rare volte un artista fu in guisa simile festeggiato. L’ accademia si frammezzò tra il primo atto della Tramata, la cavatina della Semiramide, cantata dalla Lavini, e 1’ atto secondo della Lucrezia Borgia; dove i cantanti non vennero meno all’ usato valore, che abbiamo già e più volte encomiato.