158 prestigio della novità, ina rimaneva quello della somma bravura. Ei sonò dapprima il Concerto dì Paganini in si minore, mirabile in ispecie per due squisiti cantabili, eh’ egli eseguì con tutta la dolcezza e la soavità, a cui può giungere 1’ arte del violino. Il concerto non ha cadenza propria dell’ autore ; il Sivori ne aggiunse una del suo ; dove non so se più fossero da ammirarsi i felici ardimenti di quel portentoso maneggio, o la precisione e purità de’ suoni, in mezzo a quel subisso di passi i più indiavolati. Appresso ei ripetè la sua Fantasia sul-V Otello, e quelle Follie spaglinole, in cui si confondono tutti i generi di difficoltà e di bravura, la forza e la delicatezza del canto, le imitazioni più ingegnose, e fino gli scherzi dell’ arte. Grande, come le prime volte, che s’intesero, fu l’impressione da esse prodotta, tanto che se ne chiese a gran voci la replica. Gentile, come sempre, l’egregio maestro vi rispose col suo bellissimo Omaggio a Bellini, altre fiate già udito, ma che ora parve cosa nuova, tal fu 1’ effetto della magnifica esecuzione. Ei sonò, se pur è possibile, con ancora maggiore passion dell’ usato. Que’ motivi su-