138 sta la Monti, giovine e gentile cantante, che possiede il dono d’ una bella voce, fresca, intonata, limpida, estesa ; che canta con garbo, con passione, con gesto abbastanza animato e intelligente : in somma, una carissima Gilda. Di questo doppio talento, dell’ azione e del canto, ella die’ pruova nel primo duetto col baritono ; in quello col tenore, e più ancora, a gara col valoroso compagno, nel secondo duetto con esso il baritono : il pezzo anzi più clamoroso e fortunato dell’ opera, e che valse agli attori non so quante chiamate dopo calata la tenda. Nella romanza, che succede al duetto col tenore, si sarebbe domandata un po’ più d’agilità, poiché da questa parte, o m’inganno, appunto ella pecca. Tutti gli altri tratti dell’ opera piacquero, furon graditi, senza però levare grand’ entusiasmo. Lo stesso famoso quartetto, fu cantato con amore, con accordo, fu applaudito ; ma e’ lasciò gli animi alquanto freddi : ci mancava qualcosa, quel non so che, quell’ ultimo tocco, che dal comune separa il sublime. Il tenore, D’ Antonj, spiegò qui, come altrove, tutto il prestigio della sua bella voce, e cantò con grazia, con brio, coronato da ap-