190 uu vaghissimo allegro. Se non che, pari a quello della istrumentazione, non è sempre il pregio della melodia. Le melodie non mancano, ma tal fiata non n’ è facile e chiaro abbastanza il concetto ; sovente ad esse nuoce altresì la soverchia lunghezza de’ pezzi ; e per questo doppio svantaggio appunto mancò forse 1’ effetto la prima sera, e non n’ ebbe grandissimo la seconda, il duetto tra soprano e baritono del second’ atto, eh’ è pure tra’ pezzi più magistrali e drammatici dello spartito. Sarebbe però grande ingiustizia non riconoscere la bellezza d’ alcuni motivi : la po-lacchetta, che serve di cavatina al soprano, piena delle più briose fioriture, e che la Spezia dice con quella grazia ed agilità, che sono particolari suoi vanti ; il racconto del tenore, massime quella frase piccante, che compie il periodo delle due parti, col subito e vivace irrompere dell’ orchestra ; il secondo tempo dell’ aria del tenore, nel second’ atto, d’ un pensiero il più delicato ; la cabaletta dell’ aria del soprano nel terzo, spiritosissima, benché, pel carattere un po’ bizzarro, troppo forse s’accosti al genere buffo : tutti questi son tratti della più felice ispirazione, ne’ quali la parte