246 gnosa dell’ empia sua fiamma, che non osa confessarla a sè stessa, ed è sì iudustre a celarla altrui, che giunge a ingannare gli stessi vigili occhi materni, le cure amorose dell’ attenta Euriclea. Come potrebbe a un tratto a tal segno dimenticarsi, allora appunto, quando le furie sono nel suo cuore un po’ quiete, come appare dal verso : La vita, Madre, or mi dai per la seconda volta ; e quando più è ferma la sua risoluzione di vincersi ? Lo stesso dubbio ci nasce quando il padre, convinto che il furor della figlia muova soltanto da smania amorosa, le chiede : Ma, chi mai degno è del tuo cor, se averlo Non potea pur l’incomparabil, vero, Caldo amator Pereo ? -ed ella si lascia sfuggire, nella controscena, tal moto, che accenna Ciniro, ond’ è anticipata anche qui la sorpresa, e s’ attenua il pregio di quel concetto magnifico : Raccapricciar d’orror vedresti il padre, Se lo sapesse Ciniro. E vero che u’ due passi notati fragorosi scop-piaron gli applausi, e diedero a noi ed alle