302 quegli s’avvede e si pente del suo errore, s’ offre ad espiarlo ; il doge pende incerto se debba perdonare o punire, ed Amelia, che più non teine pel padre, ora tenie per 1’ amor suo. 11 terzetto si svolge in questa varia situazione ; se ne ammira il grandioso lavoro, la proprietà della frase e del canto : ma ei lascia scarsa impressione, perchè termina quasi improvviso, con un coro di congiurati di dentro, che poco anche s’ intende, e sembra piuttosto interrompere che finire il pezzo. Gli nocque la singolarità della forma. Un altro gran tratto, il tratto anzi capitale dell’ opera, è il quartetto finale dell’ atto terzo. Il doge, circondato dalla figlia, da Gabriele, da Fiesco, con cui s’ è già riconciliato, muor del veleno, propinatogli da Paolo. Sarebbe difficile notare tutt’ i pregi, che si riscontrano in . questa veramente grandiosa composizione, in cui tutti si manifestano il profondo sapere e il grande ingegno dell’ insigne maestro. Quale tesoro d’armonie ! qual filosofia di melodiche espressioni ! La frase della benedizione del morente, il lamento, il singulto della figlia, quel sommesso accompagnar de’ violini, i rintocchi misurati de’ timballi, tutto