252 valore della cantante, e ne dipendeva forse la sorte avvenire. Nell’ aspettativa, il teatro era folto, gremito, superbo della società più fina ed eletta, poiché, per un cortese riguardo, s’ era chiusa la Fenice ; e tutti quegli occhi al palco rivolti, e di cui ella doveva affrontare e sostenere impavida il dardo ; quelle orecchie tese e impazienti ; quel giudizio, che, come gli oscuri decreti del fato, incerto da que’ labbri pendeva, ci facevan giustamente tremare per lei, e ne indovinammo di leggieri lo sgomento e P ambascia dinanzi a sì formidabile tribunale. S’ alza la tela : il coro canta male o bene la sua introduzione; Orsini, la Ciaschetti, scioglie il labbro, con qualche grazia, alla sua romanza ; Gennaro s’addormenta, e in vero non fa opera di carità chi lo sveglia ; infine ecco apparisce il ferro, si fa innanzi alla riva la gondola e ne sbarca la Lucrezia, la signora Maffei, 1’ esordiente. Ella è accolta in mezzo un tuono d’ applausi fragorosi e ripetuti, che la salutano ed incoraggiano ; e già, fin dal primo suo presentarsi, la bella ed elegante persona, un non so che di dignitoso e leggiadro, che traspare pur sotto la maschera protettrice, le acquistano i voti di tutti. E