224 lungamente tra noi. La voce dell’ Alberimi lia poche pari in forza, estensione, purezza, agilità ; doni, eh’ ella abbellisce con la più squisita perfezione di modi. Non è uopo accennare più una parte che 1’ altra dello spartito : in tutte s’ ammira quell’ arte perfetta, e iu egual dato il drammatico accento, ove l’azione li richiede. Non ne addurrò altro esempio che il duetto dell’ atto, quarto, e singolarmente quel tratto : Enrico oh ! parli a un cuore, dove il canto non potrebbe vestirsi di maggiore passione. L’Alberimi vinse tutti i suffragii, e pareggiò la memoria qui lasciata e il suo grido. La parte di Vasconcello è affidata al Ferri, e in mani migliori non poteva ella cadere. Quest’ attore principalmente si loda per l’efficacia e l’energia dell’ azione, non disgiunte da una certa vaghezza di canto : doppia virtù, di cui appunto die’ pruova nell’ appassionato recitativo e nella romanza, che il segue, in principio al terz’ atto. Lo stesso dee dirsi della stretta del primo duetto col tenore : Ammiro e mi piace ; e più ancora di quella magnifica e soave cantilena, del secondo : Mentre contemplo quel -colto amato, toccata dapprima nella