2o;ì Ella ci riconduce a un ordine d’idee presso a poco perdute, e a trovarle degno confronto, ci conviene lasciar indietro lunghe stagioni, e risalire a’ tempi, quando il teatro s’ onorava de’ nomi della Pasta, dell’ Ungher, della Loeme, tempi favolosi ed eroici della Fenice, e che. come stanno ora le cose, non credevamo di vedere risorger mai più. Da allora, i gusti si sono modificati, si fecero assai più discreti, e fu mestier contentarci, e avemmo anche il torto di divertirci, ora di quattro note con perizia strillate, senza far intender parola ; ora d’ una dotta cadenza maestrevolmente infiorata, e quando d’ un po’ d’anima e d’azione, sostenute dalla bella persona, ma non dalla bella voce assistite: mezzi talenti e mezze donnette! La Medori non si loda per nessuna di queste particolari qualità, ma per tutte insieme. Ella voce superba, la più forte e rotonda e squillante, che udir possa la scena : ella squisita arte d’ adoperarla, e venustà di forme e gesto e senso ed anima d’ artista : in somma, ella è modello. Basterebbe tale a giudicarla, il solo duetto dell’ atto quarto. In quella scena, a Valentina si palesa la strage meditata dai cavalieri cattolici, ed essa già si eseguisce. Ella