38 dovette contentarsi de’ resti ; si andava alla questua d’ uu pane, come i poveretti : si chiedeva vino, e si doveva dissetarsi coll’ acqua. E v’ ebbero ancora più infelici disdette : molti rifecero del tutto digiuni il cammino. Non videro, e non mangiarono. La sagra non restrignevasi al solo confine del Redentore : la città era tutta a festa atteggiata, e ne ripercoteva il suono, ne riproduceva la folla, i lumi, le bandiere, le frasche tutto il lungo cammino dal devoto ed allegro pellegrinaggio percorso. Le botteghe della Merceria, come al mezzodì, erano aperte, la Piazza calcata, il Molo, la Riva illuminati, e dal Bri-giacco, nello spazzo dinanzi, sorgeva una vera fontana di luce : in tutte F ore à torrenti sgorgavano dalla stazione i forestieri. E dopo ciò, tutto non è finito. Le feste si succedon, moltiplicano ; non si lascia pigliar fiato o riprendere il filo de’ sonni interrotti. Appresso la sagra del Redentore, venne ieri sera la serenata. Coni’ era ordinato, alle 9 ore in punto, in mezzo un ardente roveto di fiamme, di racchette, di razzi, 1’ orchestra natante, composta di ben novanta tra sonatori e cantanti, lasciò la Piazzetta. La notte serena,