141 Ma Pinto, il profugo ribelle, che corse l’Europa per suscitare nemici alla Spagna, giugne in Lisbona. E’si rivolge con affettuose parole alla patria, che dopo si lunghi errori ei rivede, e, pari alle parole, piena d1 affetto nell’ adagio è la musica, che subito trapassa al concitato ed al forte, quand’ egli, nell’ allegro, si volge a’ compagni, che in quella son sopraggiunti, e gli esorta ad insorgere. Più tardi, vinti da un nuovo oltraggio, ei con lui si radunano ; e mentre qui si freme e congiura, da lunge sul Tago trascorre lo spensierato naviglio delle genti, che accorrono alle feste del reggente, e cantano un’ allegra barcarola, a cui, con felice contrasto, si mescono le voci d’ ira e dispetto, in tuono sommesso, de’ congiurati nascosi. L’ effetto della scena è sorprendente ed uno de’ luoghi più graditi dell’ opera. Il duetto dell’ atto terzo, in cui succede 1’ agnizione tra Vasconcello ed Enrico, e il baritono esce in quel soavissimo canto, toccato principalmente da’ violini, e ricordato già nella sinfonia ; il grandioso finale dell’ atto medesimo, che si bene caratterizza co’ suoni 1’ agitazione e lo scompiglio della scoperta e sventata congiura, e i varii e confusi senti-