120 ne attacca, imperversa per tutto, e non ha ornai operazione dell’ umana vita che non si faccia al suono di quelle corde. Nè dico nulla di quegli spietati esercizii, di quelle scale dritte e rovescie con cui, per addestrare la mano, maestri e discenti consolano gl’ infelici vicini. O Erard o Pleyel, gemi malefici dell’ umanità laborante e pensante ! E aggiugnete a questo il flagello concomitante di tutti i pianisti celebri che corrono il mondo e m’ obbligano a spendere non so che capitale d’articoli al-l’anno : in somma, fino a venerdì sera, io detestava il pianoforte ; non poteva non sentirlo, ma a mio potere il fuggiva, non voleva udirne a parlare. Venerdì mi son ricreduto, mi convertii ad esso, mi riconciliai co’ pianisti, tanto che mi terrei capace fin di lodarli, e chi operò in me tale trasformazione, chi mi rese amante furioso di ciò che prima abborriva, e’ fu questo gran seduttore, che chiamasi il Fumagalli. Non vi state da me aspettando eh’ io vi ragioni sulle cause di tale mia nuova passione : io non potrei farlo, prima perchè non sono professore ; poi perchè sarebbe impossibile render colle parole tutti i secreti di quel maraviglioso suo magistero. La soavità