64 non rimane del teatro antico altro vestigio che la vecchia e benemerita lumiera, la quale ciò non pertanto adempie egregiamente il suo uffizio, e per nulla non iscomparisce. Eli’ era buona un giorno, e credo ottima anche adesso. Ora accostiamoci, che mi par tempo, alla scena, e cominciam dal sipario, nuovo anch’esso di zecca, ed opera del chiaro pittore Moretti-Larese. E’ rappresenta uno de’ più splendidi tratti della veneta storia : il fatto del Doge Domenico Michiel, il quale, comandando i Veneziani nell’ assedio di Tiro, alla mormorazione degli altri crociati, che temevano non i Veneziani, vinti dalle difficoltà di quella Sebastopoli d’ un altro secolo, avessero ad abbandonarli imbarcandosi, magnanimamente risponde, facendo tirare a terra timoni e vele, tutti infine gli attrezzi navali, in prova della fede e del coraggio de’ suoi, poiché altro scampo loro non rimaneva che morire o trionfare. Spiegato il soggetto, poco importa al lettore la critica. Diremo cosi sul generale che v’ ha forse un po’ di monotonia nel colorito, e, in mezzo un’ acconcia distribuzione di gruppi, un bel nudo di colui, che, appresso le vele recate, volge il tergo allo spettatore, e il mi-