296 si convertono, e se il inondo non va per ordinario così, e così 11011 sarà nè meno andato a’ tempi di messer Simone ; se i caratteri sempre rimangono saldi, e’dovrà pur confessarsi che il mondo a questa guisa camminerebbe assai meglio ; e’ sarebbe davvero il miglior de’ mondi possibili, ed io lodo assai il Pi uve d’ averlo trovato. Quanto a’ versi non ne discorriamo. In un tempo di tanta confusione d’ opinioni e di gusti, quando il sig. di Lamartine in Francia osava pubblicare alla faccia della terra che i versi di Dante sono presso a poco una porcheria, in verità non si capisce più nulla : le leggi della critica o le teste degli uomini cambiarono, ed io non m’arrischio a profferire più nessuna sentenza. Potrei chiamar buoni i versi del Piave, potrei chiamarli cattivi, ed avere torto egualmente. E poi chi bada ora alla veste poetica ne’ libretti ? La musica, nata ad un parto colla poesia, come i due putti del Rota, fa a un di presso al modo del putto bianco, che si caccia sotto a’ pie’ il negro. La musica conculca la poesia ; fa strazio della parola, e purché ne sorga la nota, tanto fa 1’ una che 1’ altra. Quello eh’ è certo è che il