156 e i funebri ufficii a’ caduti e le allegrezze de’ vincitori, fu da loro con tale perfezione d’ accordo eseguito, che, se non fosse stato il gran suono, si sarebbe detto un solo strumento. L’autore, con grande accorgimento e maggiore effetto, v’ introdusse alcuni canti già celebri, come l’inno di guerra della Norma, le marcie dell’ Assedio di Corinto, che scaldarono gli animi degli uditori e levarono la sala a rumore ; tanto che di non so qual pezzo, i gentili sonatori dovettero rifare la non leggiera fatica e ripeterlo : onore più lusinghiero che da loro desiderato. Il Fumagalli, oltre varie sonate altrove già intese, e qui non meno ammirate, una ne produsse di nuova : una Fantasìa, del cav. Thalberg, sull’ Elisir d’ Amore, eh’ ei toccò con quel supremo suo magistero, che non si può diffinire, e bella in ispecie in una delle sue variazioni per non so quale raggruppamento e ' viluppo di note, eh’ una sull’ altra quasi si tolgon lo spazio. Ed egli sì agilmente le annoda, le snoda, le lega in pari tempo con la dolcezza del suono, imitando l’arpa o qual altro è più soave strumento, che non so se più debba sorprendere il meraviglioso