Nato l’anno 1405 a Corsignano presso Siena (che poi diventò Pienza), fu nominato Vescovo di Trieste il 5 Luglio 1447 e vi rimase sino al 1451 quando fu trasferito a Siena. Nel 1458 venne eletto Pontefice e prese il nome di Pio II. Ingegno, coltura, scritti, valsero l’ammirazione generale a questo Papa, che moriva nel 1464 in Ancona quando si disponeva ad accompagnare i Crociati. Nel 1862 il Comune decretava quel busto di bronzo che venne posto sulla facciata di S. Giusto, assieme ad altri due, quelli dei Vescovi triestini Rinaldo Scarlicchio e Andrea Rapicio. Il Kandler pubblicò in quell’occasione dei documenti storici. (Trieste, Novembre 1862, Tip. Lloyd). Molto scrisse Attilio Hortis sulle opere del Piccolomini. PIETÀ’ (via della), da piazza dell’Ospedale. Sul muro della parte destra del Nosocomio vi era sino l’anno 1875 la « ruota » che accoglieva pietosamente i trovatelli. La lapide esiste ancora con la scritta : Perchè il padre mio e la madre mia mi hanno abbandonato ? — Ma il Signore si è preso cura di me. — Salmo XXIV. Quel sistema di assistenza agli abbandonati, che durò per molti secoli, venne poi quasi generalmente abolito, non corrispondendo forse al vero scopo per cui fu istituito, o forse per un migliorato senso di moralità. PIETRO (già via San), chiamavasi sino l’anno 1871 quel breve tratto di strada che unisce piazza Unità alla piazza della Borsa e ora chiamasi Capo di piazza. Chiamavasi San Pietro per la chiesa che esisteva nel posto ove ora trovasi il palazzo Modello. La chiesa di San Pietro era stata costruita l’anno 1367 con un legato di Pietro Onorati. Questa venne demolita l’anno 1822, e l’attigua chiesa di S. Rocco venne chiamata di San Pietro. L’anno 1871 venne demolita anche questa per la regolazione della piazza, e venne sostituita per le funzioni con quella della Madonna del Rosario in Piazza vecchia, acquistata dalla Comunità di confessione Augustana, in cambio del terreno cedutole dal Comune in piazza dei Carradori, ove la Comunità Augustana eresse altra bellissima chiesa. Il rosone che stava sulla porta, venne collocato al Museo lapidario; altre reliquie di questa chiesetta passarono a quella del Rosario, compresa la pala dell’altare, opera di Santo Peranda, 137