pianta indigena del nostro territorio. (« Thimianae ovus », pecore amanti di timo — « Thimosus», abbondante di timo). In un testamento del 25 Agosto 1448 Antonio de Concina, lascia alla sorella Pieruzza, una vigna in contrada Tymignani. TINTORE (già via del), dopo la redenzione via Emo Tarabochia. L’anno 1785 un Giuseppe d’Udine aveva lì un lavoratorio di tintoria, da ciò il nome alla via. Nel documento del 21 febbraio 948, col quale il Vescovo Giovanni III vendeva al Comune di Trieste le rendite della Città, onde pagare un debito di marche d’oro 517, che aveva contratto coll’israelita Davide Daniele di Gorizia, tintore in Trieste, dimostra quanto antica era l’arte della tintoria. Quando nell’anno 1841 si costruì l’Ospitale Civico, venne regolata ed allargata questa via. TIVARNELLA (via), da piazza della Libertà a via Udine. Etimologia incerta; si è riesumato un antico nome di una località di Roiano, che in documenti antichi trovasi notato Tivargnolis e Tivarna. Però in un documento del 1437 trovasi Tiguarnulis, parlandosi di una vigna nei pressi di Roiano, ed allora potrebbe avere derivazione da Tugurim, uguale derivazione di Tigòr. TIZIANO VECELLIO (via), da via Pietà a via Istituto. Il celebre pittore, nato a Pieve di Cadore l’anno 1477, morto nel 1576 e sepolto a Santa Maria dei Frari in Venezia. TOMMASEO NICOLO’ (piazza), dalla riva a piazza Verdi. Già piazza «dei Negozianti». Per la ricorrenza del centenario, 9 Ottobre 1902, la Delegazione municipale, nella seduta del 17 Ottobre, deliberava d’inviare un telegramma al Municipio di Venezia, e di intitolare la piazza dei negozianti Piazza Nicolò Tommaseo. Illustre patriotta, filologo, critico e letterato, nato a Sebenico nel 1802, morto a Firenze nel 1874. Infinite le sue opere letterarie, fra le quali il «Dizionario de’ sinonimi ». A Venezia divenne popolare, e nel 1848 venne arrestato assieme a Manin. Caduto il governo provvisorio, riparò a Corfù. NeJ 1854 si stabilì a Torino, poi a Firenze, dove trascorse gli anni della sua grave sventura, di esser divenuto cieco, consolandosi delle fortune della Patria, che si stava allora compiendo. 187