190 . ni, e convenne sostituircene un altro com’a dire posticcio, che non è il vero, e che quindi, per buono che fosse, non potea far intero 1’ ufficio del naturale. E però l’effetto che l’Ornarti produsse domenica sera non fu pari al trionfo delle prime accoglienze; ma Guasco, il delizioso Guasco, e la Loeme cantarono non si può meglio le lor cavatine, e il duettino, cui dà motivo lo strano capriccio del vecchio, che scoperto in casa il rivale non pur noi discaccia, ma l’accetta com’ospite, e lo chiude con la donna medesima eh’e’vuol rapirgli e gli ha già rapito nel cuore: falsissima situazione, ma carissimo duetto, che i due cantanti vestirono a gara della più soave espressione, di cui s’abbellì la musica. Re Carlo non fa una gloriosa comparsa; quell’invito alla giovinetta dalla faccia scolorita, fu ascoltato con poca sodisfazione, come da lei, così pure dal pubblico, e nessuno ne aspetta quel gaudio-eh’ei ne impromette. Il Costantini sta però molto acconciamente in iscena, ha un’appariscente figura, è messo con garbo, e qualche cosa pur gli riesce a bene nel canto. Ma ciò eh’è in vero meravigliosamente riuscito ò il famoso terzetto finale, la gemma