43 ole e ciliegie ! Dopo impresa siffatta, la sua uissione a Venezia era fornita, e si partì subi-o, son sue parole, a non morirne di noia. Se ìon che, egli ebbe la fortuna d’assistere alla està di S. Marco, e la fortuna ancora più grande, e cbe a nessun Veneziano era ancor occa, di vedere in tal dì la procession per la Jiazza. E non solo la vide, ma per minuto ve a descrive. Immaginatevi che tutto il lastrico vi si copre d’un solo verde tappeto, e ci si pian-tano fiorenti arboscelli ; nella chiesa si contano, nè più nè meno, 10,000 torcie e 500 e più sacerdoti; l’altar maggiore, con nuovo e singolare apparato, s’adorna intorno di tavolini, su }ui son messi in mostra il corno ducale, vasi, ;oppe, armature, una bottega in somma da rigattiere. Questo si chiama vedere e viaggiare! Ma v’ha anche di meglio; questo viag-^iator fortunato scoperse tra noi il vaudeville, ■he non abbiam mai avuto; e solo deplora che per ordinario sia mal recitato! Imperciocché, sappiasi, i nostri comici non hanno buon gusto, s’agitano, si muovono, si scaldano troppo sulla scena. E’li vorrebbe un poco più duri, e per verità potrebbe anche offrirne i modelli. Tutto sommato, a Venezia, ei torna a dire, si muor