67 volontieri gli diamo il gambone per meglio insegnare altrui a conoscere l’acquerei dal mosto cotto, e la treggea dalla gragnuola, addimostrando con ciò in pari tempo a monsignore quanto lui abbiamo a capitale, e che volgendosi a noi, cui mette conto l’andargli a placebo, e’disselo a Margutte e non a sordo. E senz’ altre caccabaldole ecco la sua diceria: in cui non sappiamo se pivi cavi dal secolo il gazofilacio delle fìorità o il buono stocco della sua loica (1). (1) Segue la Diceria di monsignor canonico Vienna, della quale come saggio riportiamo le prime righe r 11 canonico Vienna di Belluno aizzato per la non pensata da certo sè dicente TJriele nel giornale il Pescatore , anno primo, N. 50 giovedì 9 settembre 1847, così rende a lui agresto per uva acerba. Can guasto mai non mi mordè, che io non volessi del suo pelo. Gli è questo un vezzo, cui d’ a-dottare miserai a stretto l’impronta, aldace caterva degli zoili de’ nostri dì, troppo oramai abbondosa, frequente. Non posso passarmene di veder certi superbiosi sciOperalibraj, che far vogliono i messeri sedendo a scranna, e apponendola financo alle Pandette ecc»