35 6 di questi cori era sì dal resto difforme, sì diverso il diletto, che lo spettacolo necessariamente auzi che uno, era doppio. Il Ciaffeì, cui era sempre affidata la introduzione del coro, ora con un recitativo, ora con una romanza, anche questa difformissima da’ tempi, eseguì con molta lode la parte sua, egregiamente secondato da’ coristi e dalle coriste, che, in numero grande, cantarono con perfettissima unione. In genere, fu notato nella tragedia che non erano ben prefiniti i confini tra il verisimile e il vero. Non si avrebbe saputo distinguer sul palco dove cominciasse Tebe o terminasse Vicenza ; tanto le genti dell’ una si confondevano con quelle dell’altra. Il secolo XIX dava fraternamente la mano al XIV innanzi a G. C.; e da canto al peplo greco e all’ eroico coturno si scorgevano il frac borghese e i bianchi o neri calzoni, raccomaiitiati dal biglietto d’invito. Che pih ? Nell’ assenza di Edipo, si videro entrare a Tebe fino a’garzoni del caffè con le acque e i sorbetti, a ristorarne i Tebani, i quali, se avevano sete e loro intorno facevano calca, certo ne avevano i maggiori motivi. Ma lo spettacolo veramente grandioso,