311 deserto, si contavano i palchetti abitati, c tristezza aggiugneva a tristezza la solitudine. Laonde, per quest’ anno ella è spacciata, e conviene acconciarvisi. Per far che si faccia, non si trova a’nostri inali rimedio; non ha etere si possente che valga ad assopirne i dolori, e dobbiamo sopportameli in pace. Ben gli attori hanno fatto del loro meglio per sostenere la rappresentazione; ma poco ci riuscirono, e lasciarono qualche desiderio, quel- lo almeno d’una maggiore union nelle voci, che per verità più che un poco discordarono nella stretta del terzetto. Il Ferretti fu però applaudito, e nella cavatina e nella romanza del second’atto, e più aucora nell’aria del terzo. Il Badiali, nelle pietose condizioni in cui lo pose ingegnosamente il poeta, espresse con grande verità, se non sempre con eguale acconcezza, le diverse passioni, onde il suo animo è combattuto; e la scena e grand’aria finale in ¡specie, son dette da lui con ogni maestria d’azioue e di canto, se il Doge, già vecchio e cadente, non fa qui soverchia pompa di forza. Il pubblico non fu per nulla con la Goggi galante, nè le concedette nessuno di quegli applausi, di cui fu liberale cogli altri ; benché non sappiamo in