378 ro, o non si seppero serbare le bellezze del dialogo e della passione: onde più non rimase se non una vana e puerile fantasmagoria, che per nulla non tocca nò la mente, nè il cuore. La poesia, come d’ordinario, è trascurata; non manca però qua e là qualche buon verso, chiunque ci abbia posto la mano. Quanto alla musica, 1’ opera è certo fra le migliori del Verdi, ed ella levò al suo primo apparire gran rumore a Firenze, e appresso au-che a Padova. In essa non ha però quella copi# e bellezza di canti, che in altri suoi lavori si ammirano. Si direbbe anzi che il valente maestro avesse voluto in anticipazione risponder con essa alle accuse de’giornali francesi, i quali accagionano la musica italiana di far poco o uessun conto della espressione drammatica, tenendola come cosa accessoria, o secondaria, quando a combatter l’ingiusta cagione basterebbe citare la sola aria dell’ Otello: L’ ir& d’ avverso fato, e tutto il maguifico atto terzo di quell’ opera, capolavoro, da cima a fondo, delle più espressive armonie. Il Verdi qui volle appunto fare il canto a questa espressione secondo, e pose tutto il suo studio in certi speciali effetti d’ ¡strumentazione, che ben possono me-