379 ritare le lodi, anzi 1’ ammirazion de’ periti, ma che per li più sono affatto perduti. Questa chiamano filosofia dell’arte; ma a questo genere di filosofia non va sempre compagno il diletto, s’ ella si disgiunge dalle bellezze del cauto, e 1’ armonia tiranneggia la parte di questo. Nè con ciò vogliamo già dire che il nuovo spartito difetti di quella maniera di pregi; solo essi non sono, per rispetto a’ molti pezzi, in gran dato. E non pertanto il duetto tra ledi Macbeth e il marito è una creazione magnifica, la quale, non pur rende col linguaggio dell’ armonia la situazione de’ personaggi, ma è ricca altresì, ne’ varii suoi tempi, de’ più vaghi e nuovi motivi. Un altro pezzo egualmente perfetto e per la invenzione e per l’artifizio, con cui è condotto, è l’aria finale di Macbeth. In ambidue questi luoghi la musa del maestro si levò alle più sublimi altezze dell’arte, ed essi sono superiori a ogni critica. Con molta sapienza son pur trovati tutti i cori delle streghe; essi sono perfettamente in carattere, e l’orchestra, co’ gravi e singolari suoi accordi, in mirabil modo s’acconcia all’ indole di quelle fantastiche creature e a’ misteriosi responsi. Belli per melodia sono pure la cavatina della donna, can-