403 fiate apparenze d’augelo o di demonio, or combattendo le illusioni fatali, riaccende in-lui a poco a poco lo spento lume dell’ intelletto, finché affatto il guerisce. A questa prima ventura tien dietro l’altra dell’accoglienza e del perdono del padre, il quale fuor di sè della gioia d’aver, con l’opera di quel fido suo servo, ricoverata la figlia, tutto obblia, tutto consente; di che si fanno le nozze grandi, e quel sig. Ernesto, che poco prima aveva voluto uccidere il suo rivale, è a sua volta rimandato, con la buona lezione che non si sposano le fanciulle per forza, e che il talento vale, in amore, qualche cosa meglio che l’oro. Il ballo ha la coda d’ un altro balletto, la festa de’fiori, d’un genere piuttosto bizzarro, e che si dà nel castello del conte a festeggiare le nozze della figliuola; dove i fiori son vestiti d’ossa e di polpe, e di cui i petali, le corolle e gli stami non son altro che le gonne variopinte B strane delle ballerine. Que’fiori, liberalissimi vegetabili e per nulla venali, s’adontano che il giardiniere faccia di loro vile mercato: e’vogliono darsi, non vendersi, onde congiurano contro l’avaro cultore : la rosa gli mostra le *ue spine, il cacto gli volge le punte, gli salta