205 superò l’immensa aspettazione, e ci mostrò martedì sera quanto ancora non avevamo veduto, quanto non ¡stimavamo nè meno che si potesse vedere. Certo con l’arte della danza non s’accresce il patrimonio delle idee, non si provvede all’avanzamento o alla felicità dell’ umana famiglia, come predicano certi arrabbiati censori del secolo, che si scandalezzano delle palme e dell’oro a lei tributati, e che meglio, com’e’ pensano forse, si darebbero a’ moralizzanti ; ma e’sarà lecito almeno ammirar se non l’arte, il prodigio di quel talento, che seppe condurla a sì estremi confini del bello. Il soggetto del ballo, come ognuno sa, è preso dal famoso romanzo di Vittor Hugo, No-tre-Dame de Paris. Il Romani ne trascelse la storia della bella e sventurata Estneralda ue’suoi punti più leggiadri e toccanti, e s’egli non avesse altro merito, egli ha pur quello d’ aver trovato le più opportune situazioni a porre in mostra il doppio talento dell’ Elssler « nella mimica e nella danza. L’azione comincia dal tumultuoso ritrovo, anzi dall’orgia della Corte de’miracoli dove e zingani e pezzenti s’adunano a sprecar nella notte in ¡stravizzi