171 Non sono però in egual dato quelle ispirate ed immaginose melodie, che un tempo erano il carattere e il pregio della nostra scuola; il maestro ne segue un’ altra, che cerca il bel- lo musicale nel più largo sviluppo delle armonie: e ciò non pertanto la cavatina della donna, la cabaletta della sua aria, il coro: Di Va-lalla non ha il paradiso, il duetto dell’ ultima parte tra Attila e Udegonda, risplendono di facili e vaghe cantilene, che lusingano soavemente l’orecchio; massime quella della prima cabaletta per non so quale freschezza e vivacità di concetto. La marcia che precede 1’ entrata in iscena del basso , e il cui motivo sì ingegnosamente si accenna, quand’egli nella scena V della seconda parte ritorna, è anch’ essa d’un grandioso e vivace pensiero, come il coro che la seguita e da essa prende andamento. L’opera in generale ha gran copia di cori, tutti condotti con sapiente artifizio; e fra questi quello, in cui con poetici modi gli Unni narrano il miracolo del santo pontefice, è bello particolarmente per ingegnosa varietà di melodie. A tutti i luoghi fin qui discorsi, fragorosi,