367 magnifico, era di qua della scena. Il luogo, per l’architettura e decorazione superbo, ardente di ben 5 o C00 cere, quelle fitte e vive spalliere di gente, la varietà de’colori delle vesti muliebri, che facevano nelle tre prime fila sì viv;* ce e gaio contrasto a’neri panni degli uomini nelle altre, presentavano non so qual mirabile aspetto, da non se ne formare compiuta l’immagine. Oh ! gli antichi intendevano l’arte e ben sapevano con altezza d’idee applicarla a tutti i civili bisogni ! Que’ maestosi e insieme eleganti intercolonnii, que’larghi gironi, le colonne, le nicchie, le statue, tutti que’ ricchi e solenni ornamenti del proscenio di questo teatro stupendo, danno bene altro concetto dell’arte che que’poveri e gretti alveari, in cui or costumiamo, ed i quali si possono ornare fin che si vuole, ma non si riuscirà mai a nascondere l’essenziale difetto della lor forma, fuor d’ ogni bello architettonico. Ed ora s'immagini il senso di piacevol sorpresa, prodotto in quell’ affollata adunanza di forse mille e quattrocento persone, quand’el-le, affannate dalla calca e dal caldo, e già col desiderio cercando alcun refrigerio, videro di cerchio in cerchio discendere ben venti o trenta