44 dalla noia ; in sei settimane, eh’ ei ne fece l’o-nor grande di soggiornarvi, non potè veder nulla, perchè non era stagion da vedere. Tutto era chiuso, nascosto; i nobili, partendo, ne a-vevan forse portato le chiavi ; onde, per fuggir da Venezia, ei sarebbe ito in capo al mondo; lasciandoci di lei questo cortese ricordo, che prende da un proverbio orientale: il primo giorno ospite, il secondo pesante, il terzo insopportabile. Niente meno ! Se non che, queste cose, quando si sentono, si può avere anche il coraggio di scriverle. Nessuno se ne meraviglia», nè arreca : scempi e matti sono per tutto il mondo. Ned egli fu più fortunato a Treviso. Come a Venezia, ei trovò qui pur la città triste, spopolata e deserta ; si direbbe che il povero sig. W.. . fosse perseguitato dalla disgrazia del Jwif-Errant, il quale viaggiava in compagnia del cholera e per tutto vedeva spopolarsi il mondo a sè innanzi. Ben è vero che a Treviso sono magnifici passeggi; ma i Trevisani hanno la insipida abitudine, in verità lo dice il sig. W.... (die abgesclmaclite Sitte ), di non andarci se non quando dorme tutto il resto del mondo ; ond’ egli, che alle debite ore va a