261 destrezza, un fare ingenuo, che gli concilia la grazia del pubblico, e la seconda sera fu più disinvolto nel dialogo che la prima; onde, se in questa parte ci non è ancora appieno formato, è molto più innanzi che non era, e ci studia. Il trattenimento fu mercordì sera assai gradevolmente variato da un doppio concerto del celebre maestro Legnarli, che giunse nella chitarra ad un segno, dove non fu per anco da nessun arrivato. Egli sonò una gran fantasia per sola chitarra, ed un capriccio a guisa di sinfonia, componimenti di sua fattura, e belli, cosi per la invenzione e la soavità dei motivi, che, e più ancora, per la forza e potenza della esecuzione. Ei dava a quelle corde un’ignota espressione, un sentimento che quasi non parrebbe comportare l’imperfetta natura dello strumento; e ammirossi, in mezzo alla difficoltà di quegli arpeggi si complicati e strettissimi, un canto sempre netto e spiccato. Come può immaginarsi, il Legnani piacque assaissimo, ebbe molti applausi e fu più volte domandato sul palco.