365 di luce nuotava quanto ha di più vago, elegante e gentile il bel mondo. La gente rimaneva estatica dinanzi a sì superbo spettacolo, e fu già chi disse quella sala degna delle magnificenze del Louvre. Alle solite stanze dell’ Apollinea, furono aggiunte, non senza gran perchè, 1’ atrio e la platea del teatro ; e si farà ragione dell’ incomparabile moltitudine, chi pensi che e le sale e 1’ atrio e la platea eran del pari affullati. Si contarono fin quattrocento signore ; appresso si perdette la nota. Le danze furono liete e vivaci, non però così agevoli ; era uopo crearsi lo spazio; e il gaz, come il tempo e più che il tempo che non affretta mai le ore, inesorabile, spense prima, alle cinque, i suoi lumi, che venissero meno la lena e 1’ ardor ne’ danzanti. Alle danze si mescerono i più copiosi, e squisiti, e ripetuti rinfreschi ; onde la Società nobilmente adempiè tutte le parti della più cospicua ospitalità. Martedì, Venezia diè tregua un istante alla sua lunga e varia agitazione e cede lo scettro delle sue feste alla magnifica sorella del Brenta. Le accoglienze fatte dalla città di Padova a’suoi illustri visitatori, nella festa de’ fiori, furono cosa tutto regale. Ella si mosse come