203 una sol^ mente, uu solo potere movesse quelle doppie mani, nè si avrebbe saputo in mezzo a quelle difficoltà con eguale valor superate, a quel canto reso con pari dolcezza, cui dovesse assegnarsi la palma; onde un trionfo d’applausi seguì l’opera de’due egregii esecutori. Non potremmo dire del Bianchi cosa che riuscisse nuova a’nostri lettori. Ei si produsse in quattro pezzi, e per quattro volte, in guisa diversa, rinnovò la medesima ammirazione. Non può significarsi l’effetto prodotto, tra gli altri, da un duetto concertante a violino e pianoforte tra lui e il cav. Martinoff ; fu una vera gara, una battaglia di bravura, e in mezzo quella furia crescente di note, con misura di tempo sì stretta, che a notarla lenti sarebbero stati i secondi, i due strumenti, com’eco fedele, insieme si rispondevano, volgendo a soave espressione i passi più ribelli ed astrusi. Mirabile in ¡specie fu il magistero del Bianchi in alcune variazioni sopra non so qual tema della Nìobe, quando nell’atto medesimo che traeva da due corde il principale motivo, faceva udire sulle altre simultaneo l’accompagnamento, con sì perfetta illusione, che intorno si cercava col guardo il secondo strumento.