6& VI. Toscanità (*).. Messer lo Canonico Vienna, del quale che-unque con garbo e mitidio favelli per lettera o in gramuffa, dee certano conoscere orrevolmen-te il nome, e perchè otta catotta ei volle per sua beninanza prosarla in queste medesime carte, e perchè di lui vanno in pricission per le stampe virtudiose scritture parecchie, avale se la pigliò con non so qual foramello, un beccante, un pizzicaquestioni,. che lo fe’levare in asprezza, poiché infine del vino dolce si fa l’aceto forte 'r ed e’gliene diede una stregghiatura delle buone, pregandoci di tenergli il sacco mandandola al palio in questa parte sezzaia del foglio. E noi che, per rispetto al bello stile, lo teniamo in conto di nostro maestro, e il veneriamo come l’arcifanfano di Baldacco, o il semistante di Berlinzone in fatto di lingua e-parlare scoffetto, non la vogliamo più cotta, e (¡*! Gazzetta del 22 novembre 1847.